Illudersi e deludersi dell'altro
Barbara Pesenti psicologa psicoterapeuta -Firenze-
Specializzata in Psicoterapia della Gestalt - Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Toscana n.5140 - Ricevo su appuntamento: 339 7188681 - Viale dei Platani 2 (quartiere Isolotto) Firenze
mercoledì 22 febbraio 2012
LABORATORIO Dee e cinema 2012 in partenza a Marzo
Illudersi e deludersi dell'altro
mercoledì 14 settembre 2011
LABORATORIO OTTOBRE-NOVEMBRE 2011
Illudersi e deludersi dell'altro
La gestione dell' ansia, della depressione e dell'autonomia nella relazione
Laboratorio esperienziale
tra archetipi femminili e cinema
Sabato 8-29 Ottobre e 5-19 Novembre
La prenotazione è obbligatoria, da effettuarsi entro giovedì 6 Ottobre:
CSCP , Firenze Tel. 055 29 46 70
Il laboratorio avrà effettivamente luogo solo a raggiungimento di un numero di iscritti sufficiente
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
VISITARE IL SITO www.cscp.it
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Scopo del laboratorio
Mettere attenzione sui desideri e le aspettative di cui investiamo la relazione con l'altro.
Riconoscere il proprio stile di pensiero,
sentimento e azione. Ognuna ha il proprio , e tramite esso orienta l'appagamento dei desideri e delle aspettative.
Conoscere e accogliere i diversi modi di funzionare, di ogni donna, i sette archetipi, e procedere ad un lavoro di integrazione.
Provare in modo esperienziale ad auto-riconoscersi, ma anche a sperimentare
ciò che è apparentemente distante dalla propria immagine di sè
lunedì 25 ottobre 2010
mercoledì 21 aprile 2010
Le Dee - Serata gratuita Maggio 2010
martedì 2 marzo 2010
Enneagramma - serata gratuita Marzo 2010
mercoledì 15 ottobre 2008
Laboratorio sugli archetipi femminili
Laboratorio autobiografico sugli archetipi femminili
Artemide, Era, Afrodite, Atena, Estia, Persefone, Demetra
Scopri quali archetipi femminili sono attivi in te,
quali non hanno mai voce in capitolo nel tuo presente
Il percorso è aperto a tutte le donne interessate a sé stesse e alla propria relazione con il mondo, con il proprio partner, i propri figli/e, i propri genitori, la società.
A tutte coloro che tengono diari o non ne hanno mai scritto uno.
A tutte coloro che sorridono con sé stesse o che aspirano a farlo.
Tutte sono le benvenute.
Conduzione di Barbara Pesenti psicoterapeuta
Firenze Via Mannelli 83, dalle 19.30 alle 22.00
Costo totale dei sette incontri (uno a settimana): 85 Euro
Prenotazione obbligatoria: +339 7188681
Storie Intrecciate - la narrazione come arte-terapia
di Barbara Pesenti
Si noti come le metafore della mente siano il mondo che essa percepisce.
(Julian Jaynes, Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza)
Dal vasto sfondo della terapia narrativa e dell’approccio gestaltico esistenziale prende corpo il modello delle storie intrecciate, che si inserisce nel vasto panorama attuale delle arti-terapie.
Inizialmente applicato nelle psicoterapie individuali con pazienti psicotici, questo modello è risultato valido, negli ultimi anni, in molti altri campi della salute mentale e in ambito formativo.
Vorrei sottolineare che a tutt’oggi le storie intrecciate non costituiscono una semplice tecnica ma un vero e proprio approccio clinico di tipo narrativo, e, pur vivendo ancora una fase di sviluppo e di sperimentazione, da parte di un gruppo di psicoterapeuti residenti tra la Toscana e il Lazio, il modello può essere considerato uno strumento raffinato e d’avanguardia per l’attenzione che pone alla relazione Io-Tu tra terapeuta e paziente.
Amedeo Galluppi, lo psichiatra fondatore del modello, lo definisce in modo piuttosto ampio, ma preciso al tempo stesso, come un modo democratico e artistico di costruire e sviluppare la relazione col paziente.
Egli parla così del suo modello di terapia: “ fu sviluppato originariamente nella relazione con pazienti psicotici. Mi riferisco all’esperienza di trovarsi con persone che non possono figurarsi (‘narrarsi’) in prospettiva, o che si ‘accorgono’ di una realtà esistenziale completamente o fortemente passiva.
Immaginiamo la relazione di aiuto come percorso di ripristino di un flusso vitale.
Con la tecnica del racconto intrecciato armonizziamo la possibilità/capacità di esprimersi in una trama di cura.
La richiesta di aiuto viene espressa sotto forma di un racconto […] La ‘storia’ si intreccia all’esperienza di vita e lega (cuce) fantasie, avvenimenti sia consci che inconsci. Paziente e terapeuta sono in un rapporto reciproco senza distinzione di ruoli.”
Le storie intrecciate sono un campo terapeutico centrato sulla produzione immaginativa, immediatamente accolta, reciprocamente sostenuta e rinforzata dal dialogo terapeuta-paziente.
Quello che caratterizza principalmente il lavoro dell’intreccio di storie sta nel fatto che terapeuta e paziente si impegnano nella narrazione di un racconto, di una storia che parte da zero. Sia nel setting individuale che di gruppo essi danno forma ad uno spazio illimitato di invenzione e di fantasia, a partire comunque da un canovaccio che rappresenta delle indicazioni di lavoro. Le intenzioni e le direzioni riguardo alla storia sono sottoposte al libero arbitrio (scelte) di ciascun narratore e alla sua capacità di scambiare e modificare il materiale a disposizione in un preciso momento.
In sostanza, la terapia poggia su un canovaccio piuttosto che su una trama precostituita, per poi sviluppare un tessuto narrativo fatto di ambienti, personaggi e azioni che viaggiano lungo una trama sottile, continuamente modellabile, rivisitabile; dove l’esperienza della coerenza, della cronologia e del significato scivola in secondo piano; dove la prospettiva interpretativa del materiale che emerge viene completamente abbandonata per lasciare spazio all’esperienza evocativa e dell’intrecciare.
“La proposta costante del terapeuta” dice Galluppi “è orientata a dare forma ad uno spazio, non limitato, di invenzione e di fantasia. In esso tutto può succedere fra con-fusione e individuazione. L’unica regola del gioco è quella della reciprocità. Si gioca, si rappresenta, si comunica con tutto il corpo. La storia è contenitrice ed armonizzatrice. Il gioco liberamente espresso, liberamente modificato porta verso una ‘direzione’, verso il progetto di cura individuato strada facendo.
Paesaggi, personaggi, vicende, scenari di interni ed esterni trovano espressione in un gioco di figure archetipiche sul terreno della metafora. Una specie di gioco degli dei...”
La scarsa importanza assegnata all’interpretazione distingue chiaramente l’intreccio di storie di Galluppi da altri approcci narrativi, la maggior parte di matrice psicoanalitica, dove l’elemento teorico e quello interpretativo risultano ancora fondamentali, anche se molto discussi tra le varie scuole di pensiero. Autori quali A. Ferro e F. Petrella mostrano ad esempio di cogliere il valore delle storie in terapia come storie fondate prima di tutto sulla relazione, e con ciò si distaccano dalla tradizione psicoanalitica.
Le storie intrecciate si sviluppano piuttosto all’interno della psicoterapia gestaltica ad orientamento fenomenologico esistenziale e, pertanto, oltre a caratterizzarsi per la creatività, l’ascolto emotivo e l’uso dell’immaginazione come risorse terapeutiche, si distinguono per la qualità non interpretativa della relazione e per la pratica dell’ epoché (la sospensione del giudizio in merito a ciò che accade e in merito alla persona). Il lavoro è imperniato su un piano essenzialmente metaforico, che assegna un ampio margine di libertà espressiva e comunicativa al modello.
martedì 16 settembre 2008
ENNEAGRAMMA secondo Claudio Naranjo
Conosciuta anche come Protoanalisi, la Psicologia degli Enneatipi si è sviluppata e diffusa in Occidente a partire dagli insegnamenti di Claudio Naranjo, psichiatra e psicoterapeuta cileno, che ha integrato una conoscenza e pratica spirituale antichissima (di provenienza orientale) con le esperienze della moderna psicologia occidentale.
Oscar Ichazo fu il primo ad entrare in contatto con questo tipo di conoscenza che G.I.Gurdjieff aveva appreso in Oriente come iniziato e continuava a tramandare per iniziazione esoterica in Europa. Naranjo fece la conoscenza dell’Enneagramma per mezzo di Ichazo, ne contattò la valenza spirituale e in seguito la integrò con le conoscenze occidentali di tipo psicologico, fondendo teorie della personalità, gestalt e Protoanalisi. Tale sistematizzazione ha trovato, con gli anni, la via della pubblicazione e della diffusione attraverso due testi fondamentali di C.Naranjo Carattere e Nevrosi e Enneatipi in psicoterapia (entrambi i testi editi in Italia da Astrolabio).
L’Enneagramma diviene quindi un modello, una mappa del carattere, che descrive un sistema dinamico di nove tipi di personalità (enneatipi), ben distinti tra loro ma al tempo stesso collegati e interconnessi. Ogni essere umano può riconoscersi in un unico enneatipo ma ciò non significa che gli altri otto enneatipi rimanenti non hanno nulla a che fare con lui: ognuno di essi rappresenta qualità dell’essere umano che si trovano in ciascuno di noi. Il simbolo dell’Enneagramma è il cerchio dei nove “vizi capitali” (i sette della tradizione cristiana più due) che ci appartengono tutti.
Gli enneatipi altro non sono che variazioni del malessere della persona, un malessere ben individuato in una nevrosi. Sono le diverse forme di nevrosi delle quali ognuno di noi, in vario grado, è affetto.
Claudio Naranjo parla della nevrosi, e quindi del carattere, come un oscuramento ontico, originato al momento della nascita con una conseguente perdita del sé. Di fronte a questa perdita iniziale del nostro vero sé, della nostra autenticità, ciascuno di noi, come organismo, ha strutturato una certa organizzazione psichica funzionale alla sopravvivenza del proprio sé nel mondo, ha strutturato un dato carattere, una forma basica dell’essere che non potrà più modificarsi. Il carattere può però divenire un modo via via sempre più consapevole di stare al mondo, cioè si può divorziare sempre più dal proprio carattere, ma non si potrà mai cambiarlo del tutto.
Con questi presupposti l’Enneagramma può essere considerato una visione transpersonale, o spirituale, del carattere e della nevrosi.
Viene proposta l’idea che in ciascuno di noi sia presente un tratto principale del carattere, che prende la forma di una passione dominante e di una fissazione, o distorsione cognitiva, che nella loro dinamica producono una interruzione dell’autoregolazione organismica.
Il concetto di autoregolazione organismica deriva dalla Terapia della Gestalt di Fritz Perls, ed esprime due aspetti del nostro modo di stare al mondo: l’assoluta interdipendenza di mente e corpo come un sistema dinamico e autonomo ma in relazione con i cambiamenti esterni; e la capacità di questo sistema di autoregolarsi e di ritrovare sempre un proprio equilibrio al fine di sopravvivere in modo congruente alle condizioni in cui si trova: in una parola questo significa che l’organismo possiede una sua saggezza.
La dinamica di ciascun carattere, basato su una propria passione e fissazione, interrompe questa capacità naturale dell’organismo di direzionarsi verso ciò che è meglio per lui in un dato momento, e lo costringe invece a ripetere (in modo nevrotico, appunto) una serie di ‘aggiustamenti’, di reazioni e di pensieri coatti, che risultano disfunzionali al benessere, ostacolanti rispetto al contatto autentico con quanto accade a sé e al mondo.
Guardare in noi stessi e riconoscere il tratto della nostra personalità ci permette di cominciare un cammino per liberarci dei nostri legami indesiderati e condizionamenti subiti, mettendo in funzione una consapevolezza, emotiva ed intellettuale. Tale consapevolezza si indirizza verso lo sviluppo di funzioni di supporto al nostro mondo emotivo e cognitivo, le cosiddette Virtu’. Ad ogni carattere corrisponde pertanto una Virtu' specifica che nella pratica permette di controbilanciare le spinte impulsive e coatte del carattere.
L’apprendistato e la pratica delle Virtù rappresentano il punto di arrivo del percorso psico-spirituale della Psicologia degli Enneatipi.
La Terapia della Gestalt aiuta ad ancorare al terreno del presente gli sguardi che gettiamo in noi stessi e le scoperte conseguenti.
La pratica della meditazione aumenta lo stato vitale necessario ad affrontare ogni giorno il nostro nuovo compito di “accorgerci” di quanto ci accade, di affrontarlo e contenerlo.
L’Enneagramma si rivela uno strumento di grande ricchezza per il “lavoro –su di sé” che ciascuno intende intraprendere, e favorisce il cammino verso una reale trasformazione della coscienza, che si traduce in uno stato più spontaneo e libero del sé.
domenica 7 settembre 2008
Consulenza psicologica alla genitorialità nella disabilità
La consulenza diviene uno spazio prezioso di espressione e condivisione del proprio vissuto e del proprio percorso, delle aspettative e delle paure che insorgono in queste particolari situazioni di genitorialità.
Tale linea di tendenza è in parte anche legata, chissà, alla scomodità politica di investire in programmi di formazione e aggiornamento di più alta qualificazione per operatori e specialisti.
La disabilità dei ragazzi non è un fattore trattabile a sé, fa parte del “sistema disabilità” di cui le famiglie sono gli attori principali; non c’è modo di intervenire efficacemente parcellizzando l’intervento, cioè isolandone gli elementi e gli obiettivi.
Lo spazio di consulenza e terapia dedicato ai genitori “in condizioni di disabilità” lega il suo senso alla percezione chiara di un bisogno al quale la comunità stenta a rispondere, per motivi di diversa natura, e dalla constatazione che le richieste d’aiuto formulate dai genitori (presso i servizi territoriali e le cooperative) sono di solito centrate sul problema presente nel figlio, molto raramente sulle proprie difficoltà come persona e come genitore. E' un dato comprensibile, data la complessità della situazione e l'esiguità delle risorse sociali a disposizione per fronteggiarla.
Narrazione, terapia e libertà
[P. Quattrini]
Un’esistenza narrabile è sempre un’esistenza libera, possiede cioè infinite possibilità di realizzazione, infinite versioni del proprio realizzarsi. ‘Assumere’ una versione tra le infinite che abbiamo a diposizione, scegliere una direzione piuttosto che un'altra vuol dire servirci di quanto è disponibile per raggiungere ciò che desideriamo. Questo fa di noi degli uomini e delle donne vivi, consapevoli e responsabili. In ciò manifestiamo ed esprimiamo la libertà di cui siamo dotati per natura. Non sempre ci riusciamo, altrimenti non esiterebbe la nevrosi, eppure questa è la direzione, profondamete umana, in grado di renderci migliori, farci sentire bene, dare valore alla nostra esperienza della realtà.
Con la terapia narrativa viviamo nel flusso naturale del fare storie, nel flusso della nostra storia, quella che in quel momento ci appassiona, ci interessa, quella in cui crediamo pur non vedendola ancora per intero (impossibile, altrimenti sarebbe già conclusa).
Lavorare con la narrazione di storie significa lavorare per promuovere la libertà narrativa della persona (che coincide in fondo con la libertà tout court), e in ultimo significa fare di questa libertà il fondamento del cambiamento.
E’ un importante cambiamento di prospettiva in terapia, come afferma Quattrini:
“Non è il destino che ci fa diventare quello che siamo, ma la nostra capacità di scegliere, ossia di gestire l’organismo psicofisico. E’ quello che si chiama libero arbitrio […] il concetto di libero arbitrio è fondamentale. La psicoterapia affonda la sua operatività proprio nel libero arbitrio, specialmente quella appoggiata su un’ottica fenomenologica esistenziale.
Qui il significato del passato cambia: non può più essere considerato un fattore che determina il presente in modo meccanico, ma una base da cui si parte per ricostruire narrativamente le vicende di una persona. Non si richiede perciò un’analisi oggettiva di ciò che è accaduto: diventa centrale la verità narrativa e non quella storica.” [P.Quattrini, Fenomenologia dell'esperienza, Zephyro, 2007)
Si tratta di inseguire un piano di volontà e di desiderio piuttosto che un piano di verità e di ragioni, e significa compiere un passaggio difficile dalla certezza che incolla i piedi al terreno conosciuto all’indeterminatezza carica di tensione nella quale si può finalmente prendere slancio.
Credo sia di grande aiuto a compiere questo passaggio accettare di svuotarsi, accettare il silenzio interiore senza tentare di riempirlo, creare spazio interno il più possibile depurato di auto-accuse, di giudizi, di facile moralità. Questo allenamento, che la pratica di meditazione ad esempio rende possibile (vedi C.Naranjo, La via del silenzio, la via delle parole, Astrolabio, 1999), permette di ‘scendere’ ad un livello di consapevolezza, prima di tutto sensoriale e percettiva, che rimette in circolo le spinte vitali. Non credo sia facile accettare di vivere nel cambiamento (sebbene sia l’unica vita sana possibile) dato che si parte, usualmente, da una grossa sottostima della nostra mutevolezza.
“Come dice Daisaku Ikeda: ‘nel Buddismo si insegna che la mente di ognuno fluttua ottocentoquaranta milioni di volte al giorno. Le alterazioni della nostra vita sono, in altre parole, infinite. La propria vita è una successione di esempi momentanei di caldo, freddo, dubbio, piacere, tristezza, e altre condizioni” [R.Causton, I dieci mondi, Esperia, 2006]
La consapevolezza che la vita cambia di momento in momento e che l’instabilità, malgrado segua un ciclo riconoscibile, è condizione naturale, non eccezione, ha in sé un valore di grossa portata. Personalmente, avverto questa condizione come qualcosa di liberatorio. Non occorre più affannarsi tanto per mantenere lo status quo, il minimo che soddisfa una vita di sicurezza e protezione.
Tornando alla narrazione, l’esercizio di scrittura, di composizione poetica, di co-costruzione di storie come molti altri strumenti di tipo artistico-narrativo segnano l’esperienza di apertura, sperimentazione e cambiamento direttamente connessa con l’esperienza della libertà.
Sono dell’avviso che dalla libertà interiore alla libertà relazionale, arrivando sino al livello delle battaglie civili per la libertà, il salto non sia poi così lungo.
Si tratta di affinare la percezione poetico-metaforica che abbiamo di noi stessi e della realtà che abitiamo.
"Tentare di comunicare sensazioni e non solo concetti…stabilire nuovi rapporti e nuovi riferimenti…
…disorientare; per permettersi di orientare nuovamente, in modo possibilmente autonomo, mediante la propria attitudine, con maggiore e rinnovata consapevolezza; al fine di conquistare, per scelta, non solo spazi di pensiero ma anche luoghi di vita meno dipendenti rispetto a modelli di produzione e di consumo dominanti…
…portare le cose al di fuori dei luoghi per le quali sono state create…
Io cerco più la suddivisione delle responsabilità, che significa che chi era abituato a fare poche cose deve aumentarle, e viceversa, quelli che gestiscono molto potere dovrebbero fare un passo indietro. Si tratta di far assimilare equilibri diversi…"
martedì 2 settembre 2008
A che scopo la psicoterapia?
Con stupore.
Psicoterapia della Gestalt ad orientamento fenomenologico esistenziale
- ATTIVITA' PROFESSIONALE
- CONSULENZA PSICOLOGICA E PSICOTERAPIA individuale, di coppia, di gruppo * ** * INCONTRI E LABORATORI SU: modelli archetipici femminili e maschili, sogno, carattere, narrazione autobiografica, sessualità*** VISITA IL MIO SITO: WWW.CENTROCONTATTO.ORG